Cresce la tensione in Grecia sul fronte immigrazione. La polizia greca (Elas) invia un contingente supplementare sull’isola di Kos, nell’Egeo orientale, per aiutare le autorità locali a fronteggiare le tensioni che si sono create ieri fra un migliaio di migranti e la polizia.
Il capo dell’Elas, Dimitris Tsaknakis, dispone l’invio di due nuove unità di polizia anti-sommossa a bordo di un aereo da trasporto militare C-130 e di 12 agenti dell’unità immigrazione, tra cui uno che parla l’arabo.
Il sindaco Giorgos Kyritsis lancia un appello chiedendo l’assistenza immediata da parte del governo per fronteggiare tale situazione perché altrimenti «sfuggirà di mano e scorrerà il sangue».
Gli incidenti hanno avuto inizio durante una semplice procedura di registrazione e consegna di documenti nello stadio di Kos dove le autorità avevano intenzione di trasferire parte dei 7.000 migranti attualmente sparsi per la città e sull’isola.
I migranti erano tutti ammassati gli uni contro gli altri sotto il sole cocente in una lunga fila in cui c’erano tante donne e bambini. «Vogliamo i documenti, vogliamo mangiare!», scandivano in inglese.
Le autorità locali hanno cercato di fronteggiare la situazione anche ricorrendo alla forza con l’uso di manganelli ed estintori a schiuma per disperdere la folla rabbiosa.
L’Agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite ha invitato alla un comunicato in cui chiede di riprendere il controllo delle isole, in preda al “caos più totale”.
“Non ci sono servizi, non c’è acqua – afferma un immigrato siriano -. C’è gente che aspetta qui da dieci giorni. Non mi sembra proprio di essere in Europa”.